Lo sviluppo della green-economy tra Brasile e Cina

Un accordo da 30 miliardi di dollari tra Brasile e Cina per iniziative congiunte aventi come comun denominatore lo sviluppo all’insegna della sostenibilità ambientale. E’ stato Guido Mantega, ministro dell’Economia del Brasile ad annunciare lo storico patto con i cinesi, siglato nel corso dell’ultima giornata di Rio+20, la Conferenza internazionale Onu dedicata allo sviluppo sostenibile. La manifestazione ha portato alla luce le problematiche da risolvere per intraprendere un percorso condiviso verso la cosiddetta green economy e preparare, per le future generazioni, il terreno di un Paese sempre più sano. Voci non certo positive si erano levate al termine del summit: il timore era quello che, quasi fosse una consuetudine che accompagna gli incontri dei “big” del pianeta, dalle parole non si passasse a fatti concreti. Certamente non di un vero e proprio successo si è trattato: poche novità sono emerse dalla manifestazione rispetto alla prima conferenza sul clima di Rio di vent anni fa, per un dibattito che prosegue senza che il tema del risparmio delle risorse derivante dalla “conversione” dei processi produttivi sotto l’egida dell’economia verde, venga debitamente approfondito nell’ottica del futuro sviluppo. Ciò che certamente è uscito da Rio+20 è l’inserimento, per la prima volta, della parola “green economy” in un testo negoziale, strumento di riscatto dalla povertà e importante riferimento per il futuro dell’economia mondiale. A Rio+20, il premier cinese Wen Jiabao era particolarmente atteso, si trattava della sua “prima volta” a un summit dove si decidono le sorti ambientali del Paese. Il patto con il Brasile, che prevede la creazione di un fondo comune da 30 miliardi è un primo passo nell’ottica della concretezza: sottoscritto a margine del summit, a seguito di un incontro bilaterale tra Mantega e Jiabao, l’accordo prevede, di qui a dieci anni, una serie di iniziative congiunte nei campi commerciale, tecnologico, culturale e agricolo. Una prima strada condivisa dunque, seppur da due soli Paesi, per portare avanti un percorso comune in quelli che sono considerati i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: sociale, economico ed ambientale. Il principale obiettivo di questo accordo, le cui linee guida dovrebbero venir estese anche agli altri Brics (Russia, India e Sudafrica), rappresenta un tassello di un programma di contributi economici, che consentirà di garantire credito per il commercio estero. Una sorta di fondo economico in più, le cui risorse verranno prelevate dalle riserve internazionali di entrambe le nazioni e dal quale attingere. Una riserva per far fronte ai periodi di “stress” dell’economia internazionale, che consenta di rafforzare la situazione finanziaria dei due Paesi. Secondo il ministro brasiliano infatti, il patto consentirà da un lato di espandere gli investimenti tra Cina e Brasile, dall’altro di incrementare le esportazioni dei beni industriali dal Brasile alla Cina. L’accordo preliminare siglato a margine di Rio+20 è la conseguenza degli scambi di vedute tra i due Paesi in merito a relazioni bilaterali e problemi internazionali e regionali di interesse comune. L’intesa, parte del più ampio accordo sul commercio, consentirà alle due nazioni di chiedere alla Banca centrale dell’altro, fino a 30 miliardi di dollari.

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