Crisi immobiliare ed ambiente: ipotesi di ripresa

A Bologna dal 18 al 21 Ottobre scorso si è tenuto il Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia (SAIE) in occasione del quale sono stati esposti temi di rilevante importanza per il settore immobiliare.

Tra i partecipanti, utente attivo Legambiente, ente che ha presentato la propria relazione circa l’efficienza energetica degli immobili italiani. Superando la scarna e limitata classificazione tradizionale (per intenderci, quella basata su classi di consumo energetico, da A ad E ed a seguire verso il basso per indicare edifici ad alto consumo) Legambiente ha sottolineato come in Italia, tra il 1995 ed 2010 (dal boom edilizio sino circa ai tempi attuali connotati da rallentamento ed immobilismo edilizio) sia stata oggetto di abusivismo edilizio di massa, con conseguenze ambientali devastanti facilmente intuibili.

Si stima che in questo periodo sui circa quattro milioni di edifici costruiti ben pochi abbiano rispettato i canoni energetici previsti dalla normativa ambientale, sanciti dalla Direttiva europea n.31 del 2010. Per porre rimedio a tale situazione e per favorire un’urbanizzazione più rispettosa nei prossimi anni, in particolare dal 2019 per gli edifici pubblici e, a seguire, dal 2021 per quelli privati, occorrerà che le costruzioni rispettino un criterio di “impatto ambientale neutro”.  Conclude la relazione evidenziando come, nonostante i costi iniziali più alti, il rispetto della normativa comunitaria abbia favorito la ripresa del settore immobiliare proprio in quei comuni che a loro tempo hanno investito in materiali ecosostenibili. Altrettanto diretto, se tutti i Comuni d’Italia rispettassero questi principi, sarebbe l’impatto sul mondo del lavoro, con la conseguente creazione di moltissimi posti di impiego.

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