Colmare il debito pubblico: la dismissione degli immobili di Stato

Salvare l’Italia dalla bancarotta e rilanciarne il mercato? Occorre certamente uno sforzo comune, a partire dallo Stato stesso. Sempre più vicina l’ipotesi di dismissione del patrimonio immobiliare statale: recuperare forti somme da far affluire nelle casse pubbliche, colmando un debito nazionale di enormi dimensioni, è l’obiettivo primario del Governo Monti. Ed il settore immobiliare potrebbe essere proprio un valido mezzo per ripartire.

Il progetto di dismissione di beni pubblici è sempre più vicino alla stesura conclusiva; e l’Agenzia del Demanio rivestirà il ruolo centrale dell’intera vicenda. Ai comuni italiani è già stato richiesto di indicare con precisione quali siano i beni immobili di loro proprietà e circa la metà degli stessi ha già presentato apposita relazione. Gli enti pubblici saranno impegnati in prima linea in uno sforzo comune al fine di individuare tutti quegli immobili potenzialmente dismettibili di modo da garantire adeguate entrate finanziarie pubbliche a fronte di un’ottimale gestione delle risorse restanti, senza decurtare in alcun modo i servizi offerti ai cittadini.

Ancora problematiche tuttavia circa le modalità di cessione del patrimonio pubblico in particolare di Camera e Senato. La SGR o Società di Gestione del Risparmio, facendo capo alla Cassa Depositi e Prestiti, fungerà da intermediario preposto ai pagamenti. Da definire ancora la possibile apertura del processo a soggetti privati.

Da una parte, sempre più incombente la necessità di ricorrere a questo strumento; dall’altra, l’irrinunciabile attenzione alla corretta gestione, attraverso il perfetto coordinamento tra enti e l’emanazione di una normativa chiara e puntuale, per evitare cessioni pubbliche nel tempo potenzialmente redditizie ed evitare speculazioni.

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